RECENSIONE | Lava

Dalla tradizione Pixar di mostrarci al cinema un cortometraggio prima di ogni film abbiamo imparato molte cose: che un coniglio può sovvertire il suo destino e diventare apprendista stregone, che i neonati cuccioli di animali portati dalle cicogne nascono dalla fantasia delle nuvole e che la luna altro non è che una superficie di stelline luminose spazzate di giorno in giorno da padre e figlio con scopettoni.

Ma la Pixar riesce a sorprenderci ancora una volta. Raccontandoci la storia d’amore tra due vulcani.

Intendiamoci, tra tutti gli studi d’animazione, nel corso degli anni, abbiamo visto l’amore nelle più differenti e bizzarre forme: tra due formiche in A bug’s life alla love story robotica di Wall-E, passando dall’orco Shrek o i due mammut della saga L’Era Glaciale.

Eppure, con tutte le attenuanti del caso e la fiducia concessa alla Pixar, con la massima immaginazione possibile e svincolandoci dai nostri preconcetti, come si può essere coinvolti dalla storia d’amore di un vulcano?

Siamo nel mezzo delle Hawaii e Huku, un vulcano canterino, intona i suoi versi nel cielo. Egli è un meraviglioso e perfetto habitat per ogni genere di animale, dagli uccelli colorati che volano nel cielo alle balene e i delfini che nuotano nell’oceano e tutti loro, tra l’abbraccio del suo golfo naturale, trovano l’anima gemella. Anche le nuvole sembrano accoppiarsi ritrovandosi sotto la guida del suo canto. L’unico a rimare solo, anno dopo anno, secolo dopo secolo, è proprio Huku, che non perde la speranza fiducioso del fatto che un giorno la sua amata apparirà.

E un’anima gemella per Huku esiste. Sotto l’oceano ci viene mostrata Lele, una vulcana, per così dire, che ogni giorno, per innumerevoli anni, ascolta quel canto lontano che proviene da Huku e che crede sia a lei rivolto.

Gli anni passano come un battito d’ali e l’amore che spingeva il canto di Huku (così come la lava che lo proiettava verso l’alto) si fanno sempre meno intensi. Lentamente il vulcano canterino sprofonda sotto il livello del mare ma proprio nel momento in cui Huku sembra aver perso le speranze, Lele esplode sospinta dalla lava che Huku ha lasciato andare via da sé.

Così, come in un gioco di vasi comunicanti che collega i due vulcani dove a trovare l’equilibrio giusto è la lava (o l’amore, grazie al gioco di parole che offre la versione inglese del ritornello “I lava you”), Huku e Lele riescono a incontrarsi, ad unirsi creando un’isola coronata da innumerevoli tramonti che i due osserveranno insieme uniti per sempre.

L’aspetto tecnico del corto mostra una commistione di fotorealismo stupefacente (come se gli artisti avessero qua e la inserito dettagli reali dai loro sopralluoghi nelle isole hawaiane) unito a linee dal forte sapore cartoonesco. L’ambiente naturale infatti è stato inserito per dare connotazioni fisiche e fisionomiche ai due vulcani (la lava che sgorga dalla testa di Lele da il senso della capigliatura, così come la foresta rappresentata in Huku sembra diventare il suo petto villoso).

La Pixar centra un altro colpo.

Una risposta a “RECENSIONE | Lava”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.