Biancaneve e i Sette Nani

Biancaneve e i sette nani è ritenuto, in maniera unanime dalla critica, un capolavoro e una pietra miliare del cinema1.

Portò l’arte dell’animazione a nuovi livelli di perfezione visiva e narrativa.

Secondo John Canemaker, esperto di animazione, Biancanevedi Walt Disney «[…] ebbe per i lungometraggi animati lo stesso ruolo che Nascita di una nazionedi David Wark Griffithebbe per tutta la cinematografia […]»2.

1. Contesto storico: nascita di un nuovo genere

Era il 1916 e Marguerite Clark recitava nel film Biancaneve e i sette nani. All’epoca Walt faceva lo strillone e venne organizzata una proiezione del film appositamente per gli operatori. È possibile ritenere quello il momento in cui un Walt Disney appena quindicenne si convinse delle potenzialità di quel racconto. A Disney quella apparve fin da subito la storia perfetta3: c’era la simpatia dei nani, la storia d’amore tra il principe e la fanciulla, c’era la strega cattiva. Sembrava la trama ideale, ricca di elementi diversi tra loro e con un ritmo incalzante dall’inizio alla fine. Col senno di poi la scelta di Walt Disney si rivelò acuta: Biancaneve, primo lungometraggio d’animazione nella storia del cinema, gettò le fondamenta non soltanto per la nascita di un nuovo genere cinematografico ma diventò, per decenni, l’indicatore del livello minimo da garantire nelle produzioni animate: da quel momento in poi ogni film che arrivò dopo venne paragonato a Biancaneve. L’animazione, così complessa rispetto ai prodotti realizzati fino a quel momento, determinò un nuovo standard qualitativo che le altre case cinematografiche faticarono a colmare anche dopo molti decenni.

Fino ad allora i Disney Studios si erano occupati esclusivamente della realizzazione di cortometraggi animati dalla durata estremamente ridotta. Il progetto di Walt era assai distante da quel genere di prodotto, e molto più ambizioso. Basti pensare che quando nel giugno del 1934 Walt Disney annunciò sul New York Times l’inizio della produzione, stimò che i costi per la realizzazione del film potessero aggirarsi intorno ai 250.000 dollari, circa dieci volte il costo di una Silly Symphony (il budget finale diBiancaneve e i sette nani, però, arrivò per la precisione a 1.500.000 dollari)4.

Tuttavia, pur essendo un pioniere, Walt Disney non poteva certo creare un lungometraggio seguendo la formula che aveva contraddistinto la realizzazione delle Silly Symphony o dei corti di Topolino. Era necessario circondarsi di molti più artisti e animatori, accuratamente selezionati e che avessero una visione delle potenzialità dell’animazione in linea con la sua.

Disney formò dapprima una piccola unità perché si occupasse del film. Mentre seguiva simultaneamente anche gli altri progetti dello studio, selezionò un gruppo di giovani ragazzi perché collaborassero con lui alla pianificazione. Poi, una volta decisa la sinopsi e gettate le basi del progetto, Disney iniziò ad aggiungerci sempre più unità di lavoro finché non finirono per lavorarci tutti i reparti del suo studio5.

Il modus operandi dei Disney Studios, ereditato anni addietro dall’esperienza avuta con Oswald e con le Silly Symphony, venne poco a poco plasmato e adeguato alle nuove necessità che richiedeva un lungometraggio complesso come Biancaneve.

2. Disegnare su un vetro, ricopiare una foto: le innovazioni tecniche

Durante il ciclo delle Silly Symphony Walt realizzò un cartone animato sperimentale nel tentativo di escogitare un metodo che conferisse profondità ai disegni. Nel corto Il vecchio mulino (The old mill), uscito nel 1937 e vincitore nello stesso anno del premio Oscar come miglior cortometraggio animato, venne applicata per la prima volta nella storia una tecnica che venne adoperata, anni dopo, nella maggior parte dei lungometraggi Disney a partire da Biancaneve e i sette nani: la Multiplane Camera.

La Multiplane Cameraera una macchina che permetteva di spostare più pannelli di vetro su cui sono disegnati artwork e sfondi. La maggior parte di questi pannelli, infatti, è trasparente per consentire a quelli posizionati sotto di essere visibili. L’effetto genera un’immagine che amplifica notevolmente il senso di profondità degli ambienti. Il movimento, su più livelli e a più velocità, conferisce una maggiore tridimensionalità rispetto a quella ottenibile con il semplice disegno a mano su un foglio. I movimenti della macchina, calcolati con precisione, venivano di volta in volta fotografati.

Un predecessore di questa macchina venne utilizzato per la prima volta nel 1926 da Lotte Reiniger nel film d’animazione Le avventure del principe Achmed, ma fu Ub Iwerks a ideare, nel 1933, la Multiplane Cameraa quattro strati, un macchinario che divenne talmente essenziale nell’animazione Disney da essere stato utilizzato per oltre 50 anni6.

Per la realizzazione della maggior parte dei personaggi venne usato un processo denominato Rotoscope, una tecnica inventata nel 1915 che consisteva nel ricalco, da parte degli animatori, di immagini riprese dal vivo su tavole da disegno7. Tuttavia la prima realizzazione dei personaggi umani fu problematica: fino ad allora si erano animati per lo più animali e personaggi di fantasia, come nelle Silly Symphony.

Particolarmente difficoltosa fu la realizzazione del personaggio del principe azzurro, tanto che per questo motivo la sua presenza nel film venne drasticamente ridimensionata. Ovviamente questo genere di limitazione andava superato per assecondare l’ambizione che Walt Disney aveva riposto in questo film.

Nonostante gli sforzi il risultato non era quello voluto. L’immaginazione degli animatori non bastava e sebbene essi traessero spunto anche dai loro movimenti, guardandosi continuamente allo specchio o provando in prima persona le azioni dei personaggi, Disney non era soddisfatto.«Ottimianimatori riuscivano ad essere pessimi attori»8.

Fu così che si stabilì di ricorrere all’aiuto di modelle professioniste che fossero in grado di aggiungere dettagli nel movimento e che riuscissero a mettere in pratica le idee degli animatori per i gesti e le azioni dei personaggi del film. Mentre la modella recitava una pantomima, Walt la fotografava e queste fotografie venivano poi usate come guida dall’animatore per la realizzazione di ogni singola scena.

Questo metodo risultò vincente e permise agli animatori di conferire maggior credibilità ai movimenti dei personaggi che andavano a disegnare. La stessa procedura, infatti, diventò pressoché indispensabile nella realizzazione dei lungometraggi animati che seguirono Biancaneve e i sette nani, almeno fino alla fine degli anni ’50.

3. Fenomeno di massa

È John Canemaker ad affermare come «[…]alcuni cineasti trassero spunto da Biancaneve e i sette nani, come Orson Welles per Quarto Potere[…]», e che l’impatto sul pubblico fu così forte da convincere «[…] i dirigenti della Metro-Goldwyn-Mayer che un film di fantasia poteva aver successo anche tra gli adulti, investendo nella realizzazione de Il mago di Oz […]»9.

Le ragioni celate dietro ad un successo così largamente diffuso nel mondo e di così lunga durata nel tempo come nel caso di Biancaneve e i sette nanisono molteplici. Prima di tutto va tenuto conto che Walt Disney dedicò moltissimo tempo alla creazione e alla struttura della storia, calibrando la gestione di tutti gli elementi visivi perché si ottenesse il massimo impatto sugli spettatori. Egli spinse ai limiti estremi la credibilità, soprattutto in quelle scene in cui personaggi animati attentavano alla vita degli altri personaggi. Questo perché mai, prima di quel momento, un pubblico si era ritrovato ad assistere alla proiezione di un lungometraggio animato, e nessuno poteva prevedere quale sarebbe stata la reazione.

Come avrebbero reagito gli spettatori davanti a quelle situazioni? Avrebbero creduto alle intenzioni omicide dell’antagonista? Si sarebbero immedesimati in un protagonista animato, temendo per la sua incolumità? O quelle scene sullo schermo sarebbero apparse ridicole agli occhi del pubblico?

Tutti questi questi fattori non erano mai stati considerati prima d’allora nell’animazione.

Le soluzioni adoperate da Walt Disney e dai suoi collaboratori, però, non solo estesero le possibilità narrative del cinema d’animazione, ma coinvolsero e appassionarono le folle in ogni parte del mondo, trascendendo qualsiasi cultura o ceto sociale.

Biancaneve era diventato un personaggio credibile e, per certi versi, reale.


1. https://www.rottentomatoes.com/m/1048445-snow_white_and_the_seven_dwarfs.https

2. John Canemaker, commento audio del DVD di Biancaneve e i sette nani, The Walt Disney Company S.P.A., 2014

3. Walt Disney, commento audio del DVD di Biancaneve e i sette nani,

4.Douglas W. Churchill, “Now Mickey Mouse Enters Art’s Temple,”

5. Michael Barrier, Hollywood Cartoons: American Animation in Its Golden Age, New York., Oxford University Press, 1999, pp. 125–126

6. https://en.wikipedia.org/wiki/Multiplane_camera

7. Walt Disney, commento audio del DVD di Biancaneve e i sette nani,

8. Walt Disney, commento audio del DVD di Biancaneve e i sette nani,

9. John Canemaker, Two Guys Named Joe: Master Animation Storytellers Joe Grant & Joe Ranft, Burbank, Disney Edition, 2010, p. 26

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