Fantasia

In occasione dell’uscita di Fantasia al cinema, Walt Disney dichiarò:
“In una professione che è stata un viaggio senza fine alla scoperta dei regni del colore, del suono e del movimento, Fantasia rappresenta la nostra avventura più eccitante. Finalmente abbiamo trovato un modo per utilizzare nel cartone animato la grande musica di tutti i tempi e l’ondata di nuove idee che essa suscita.”

Una sera del 1938 Walt Disney si recò a cena in un noto ristorante di Beverly Hills, il Chasen’s Southern Pit. Qui incontrò il celebre direttore d’orchestra Leopold Stokowski. Da quell’incontro casuale nacque la collaborazione che permise la nascita di Fantasia, un intero concerto di musica classica interpretato grazie all’animazione.

Il piano originale che aveva Walt Disney per Fantasia, titolo nato dallo stesso Stokowski e che indica una composizione nata dall’improvvisazione, era di creare un film che potesse evolversi in eterno, semplicemente eliminando o sostituendo dei brani musicali animati di volta in volta.

1. Contesto storico: sinestesia culturale

Fantasia è, decisamente, il più sperimentale fra i film mai realizzati dalla Disney. Fu il tentativo di portare l’animazione più pura a un nuovo livello artistico.
La massima ambizione di Walt Disney e di Leopold Stokowski era di incidere tutti i brani in audio stereofonico, separando le varie sezioni dell’orchestra dai solisti e missando le varie parti in separata sede, per creare l’illusione della performance dal vivo durante la proiezione del film. Perché ciò fosse possibile fu indispensabile creare un sistema che fosse in grado di diffondere il suono, all’interno delle sale cinematografiche, in un modo totalmente diverso da quanto fatto fino a quel momento. Vennero predisposti una serie di altoparlanti posti in diverse direzioni (alcuni anche dietro allo schermo). Questa ideazione, inventata ad hoc per Fantasia, divenne nota come Fantasound e possiamo considerarla come uno dei primi esempi di stereofonia applicata alla fruizione cinematografica.

Oltre a questi costosi sistemi di amplificazione del suono, Disney predispose una particolare illuminazione delle sale e la possibilità di aprire più o meno il sipario a seconda del frammento proiettato, per dare maggior risalto a ogni sequenza del film.

2. Gli effetti speciali: il diario di Herman Schultheis

Fantasia fu la «sublimazione in chiave popolare di tendenze d’avanguardia cinematografica dalla tecnica avanzatissima». Gli effetti speciali utilizzati, nonché gli espedienti tecnici che gli animatori hanno ideato per questo film, sono stati a lungo fonte di grandi interrogativi da parte degli studiosi.

Fu solo negli anni ’60, con la scoperta dei diari di Herman Schultheis, che finalmente si scoprirono la maggior parte dei segreti celati dietro la realizzazione di Fantasia, un progetto talmente complesso e peculiare che per ogni singola scena fu necessario elaborare un effetto diverso che creasse l’illusione ottica necessaria, e che richiese di ideare gli effetti speciali più complessi mai usati nel cinema fino ad allora.

Schultheis iniziò a lavorare alla Disney all’inizio del 1938. Considerato una specie di factotum, e con grande esperienza in campo ingegneristico, fotografico e musicale, passò nel 1939 al reparto effetti speciali, che iniziava a espandersi grazie alle nuove tecniche di ripresa. Inizialmente il suo compito era di escogitare strumenti per rendere gli effetti speciali più efficaci. Fu lui a decidere di tenere un diario per documentare tutti i dettagli tecnici: per ogni scena, a volte per soli fotogrammi, venivano realizzati congegni e macchinari che venivano prontamente smontati per lasciare spazio alle successive necessità. In questo modo la memoria della realizzazione di Fantasia è stata preservata, arrivando fino a noi.

Il diario, organizzato come una sorta di raccoglitore, presentava in cima ad ogni pagina delle etichette, simili a quelle presenti in un raccoglitore, che indicavano per quale passaggio del brano musicale erano stati realizzati quei particolari effetti. In ogni pagina compare un diagramma che indica a che punto inizia il movimento di macchina, dov’è la dissolvenza, di che tipo d’inquadratura si tratta, eccetera.

Per capire il livello di complessità tecnica raggiunto da questo film, e con l’ausilio dei diari di Schultheis, analizziamo la scena de Lo Schiaccianoci presente in Fantasia. In questa sequenza vediamo dei fiocchi di neve, con al loro interno delle fate, cadere dal cielo in una specie di danza a ritmo di musica. Questa scena fu realizzata usando ruote dentate e dei piccoli binari da ferrovia in miniatura. I fiocchi di neve trasparenti ruotavano su se stessi mentre si spostavano sui binari verso la cinepresa. Nel frattempo, la cinepresa veniva inclinata verso il basso per ottenere i primi piani dei fiocchi di neve alla fine della discesa. Prima di riprendere i vari fotogrammi si ricopriva tutto il binario con del velluto nero, lasciando scoperto solo il fiocco di neve.

Il risultato era del tutto verosimile. L’aggiunta, in animazione, delle fate all’interno del fiocco di neve creava un effetto assolutamente rivoluzionario per l’epoca. Fantasia vide la luce durante il periodo più creativo degli studios e dello stesso Walt Disney. L’intento era quello di realizzare il film più vistosamente intenso ed evocativo possibile.

3. Future Fantasias: un fallimentare successo

Il 15 novembre 1937 venne inviato a tutti i dipendenti dello Story Department della Disney il seguente avviso: “Stiamo preparando un cortometraggio speciale in collaborazione con Leopold Stokowski […], che dirigerà il celebre brano L’Apprendista Stregone.”
Il progetto originario su cui Disney e Stokowski cominciarono a lavorare, dunque, era del solo frammento con protagonista Topolino.

Walt Disney aveva già usato varie volte la musica classica nelle Silly Symphony e, in un certo senso, Fantasia divenne la Silly Symphony per eccellenza. Questa volta però la differenza stava nella selezione di compositori e brani ritenuti più seri e importanti, pertanto meritevoli di maggior rispetto. L’idea di realizzare L’Apprendista Stregone nacque in Walt Disney come desiderio di rompere quella convinzione ideologica che relegava il cartone animato come un derivato del fumetto destinato all’infanzia. In quegli anni era normale, infatti, paragonare i prodotti dell’animazione con quelli dei comics: storie di personaggi immaginari frutto di una matita che passavano da un medium all’altro facendo leva sulla comicità. Walt Disney volle partire da questa idea di sottomissione dell’animazione al mondo delle strisce a fumetti proprio per sradicarla, creando qualcosa di totalmente nuovo e rivoluzionario.

Inoltre il sogno di Walt era quello di replicare Fantasia negli anni, come un concerto a cui di volta in volta venivano aggiunti o sottratti frammenti. Una specie di Future Fantasia, dunque, progetto che venne dimenticato col passare degli anni.

1. John Culhane, Fantasia. Il capolavoro di Walt Disney, Milano, Walt Disney Company Italia, 1992, p. 9
2. Robin Allan, Walt Disney and Europe, John Libbey & Company Ltd, Londra, 1999, p. 107
3. Brian Sibley, commento audio del Blu-ray di Fantasia, The Walt Disney Company S.P.A., 2010
4. Diane Disney Miller, Il diario di Shulteis – Un Tesoro Disney (documentario contenuto nel Blu-ray di Fantasia, The Walt Disney Company S.P.A., 2010)
5. Francesca Adamo, Caterina Pennestrì, Il Destino di un incontro, Salvador Dalì e Walt Disney, Milano, Mimesis Edizioni, 2010, p. 59
6. . John Culhane, Fantasia. Il capolavoro di Walt Disney, Milano, Walt Disney Company Italia, 1992, p. 11
7. Marco Bellano, Giovanni Ricci, Marco Vanelli, Storia del cinema, Animazione in cento film, Genova, Le Mani, 2013, pp. 24-28
8. John Canemaker, The Lost Notebook: Herman Schultheis and the Secrets of Walt Disney’s Movie Magic, San Francisco, Weldon Owen, 2015, p.23
9. J. B. Kaufman, Il diario di Shulteis – Un Tesoro Disney (documentario contenuto nel Blu-ray di Fantasia, The Walt Disney Company S.P.A., 2010)
10. John Culhane, Fantasia. Il capolavoro di Walt Disney, Milano, Walt Disney Company Italia, 1992, p. 16

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