RECENSIONE | Frozen Fever

Arriva in brevissimo tempo il (primo?) cortometraggio legato al mondo di Frozen – Il regno di ghiaccio: Frozen Fever. E potevamo benissimo farne a meno.

Non solo perché la qualità stona di molto rispetto al classico originale (e non si parla di qualità visiva, perché ormai quella è un costante punto a favore della Disney), ma soprattutto in virtù della decisione di fare un vero e proprio sequel, quel Frozen 2 tanto chiacchierato per mesi, con cui si potranno approfondire (almeno è quello che auspico) quegli elementi che nel primo film erano passati un po’ in secondo piano.

Dunque a cosa “serve” questo cortometraggio, allegato alle copie cinematografiche di Cenerentola, e dal sapore un po’ raffazzonato ed eccessivamente melenso?

La risposta è talmente banale e scontata che mi sentirei a disagio a scriverla nero su bianco, quindi non lo farò.

Certo è che se questi devono essere i presupposti per spremere il mondo di Arandelle allo sfinimento, mi sento di dire che abbiamo già cominciato col piede sbagliato: le scene mostrate vogliono ricreare a tutti i costi un senso di deja-vù riproponendo le medesime (e in alcuni casi davvero ridicole) dinamiche del film originale, concentrandole nei 4-5 minuti di una canzone talmente banale e priva di significato che viene davvero da chiedersi se sia il frutto della premiata ditta Anderson-Lopez (premiata con l’Oscar, ricordo…)

Insomma prendiamo questo corto per quello che è, uno spot pubblicitario ben confezionato ma totalmente privo di ogni interessante sviluppo ai fini della storia vera. Che, speriamo, sia meglio approfondita nel prossimo sequel.

Ps, carini, seppur totalmente estranei al contesto, i pupazzetti pestiferi. Ma, insomma, dalla Disney che negli ultimi anni ci ha donato corti come Paperman, Get a Horse e Feast, io mi aspetto qualcosa di più, voi no?

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