RECENSIONE | Big Hero 6

Una delle cose più rare che siano capitate negli ultimi anni alla Disney, è stato generare una spaccatura netta nel pubblico dividendolo equamente tra soddisfatti e non all’uscita del cinema. Un caso analogo si era verificato a primavera 2014 con Maleficent, film campione di incassi e di “incazzi”, che ha generato polemiche, dibattiti e flame in lungo e in largo. Qualche mese dopo a rianimare gli umori critici degli appassionati di cinema ci pensa l’ultimo pargolo di casa Disney, quel film dal nome così poco appetibile e di cui (sembrava) nessuno avesse mai sentito parlare. E invece..
Come forse saprete, questo film nacque nel momento in cui la Marvel venne acquistata dalla Disney, comportandone l’inglobamento di tutta la libreria di personaggi e storie della “casa delle idee”. Big Hero 6, in origine, e prima di molti rimaneggiamenti, altro non era che un fumetto Marvel dimenticato e semi-abbandonato insieme a tantissimi altri, che è stato ripescato quasi per caso. Fin da quel momento, in un certo senso, il suo destino è stato segnato: il fandom Disney più estremo non perdona certe contaminazioni (fatto quantomeno curioso se si considera come siano loro, i più puristi, quelli che la maggior parte delle volte lamentano scarsa originalità…ma vabbè). Cos’ha dunque di sbagliato Big Hero 6? Forse il primo e più grande ostacolo è quello di essere uscito dopo un fenomeno mondiale pressoché unico nella storia come quello di Frozen? Mi verrebbe da dire di no. A conti fatti BH6 è riuscito a sfruttare al meglio l’interesse suscitato nei confronti dello Studio: per un po’ di tempo, se i Walt Disney Animation Studios giocheranno bene le loro carte, potranno in un certo senso vivere di rendita grazie al successo riscontrato da Anna ed Elsa. E Big Hero 6, almeno in questo, ha fatto centro, garantendo un profitto non indifferente! Il problema deve quindi essere la storia. E, partendo dal presupposto che voi non abbiate visto il film o ne abbiate un vago ricordo, andrò a snocciolarlo velocemente nei momenti salienti limitando gli spoiler. Hiro è un giovane ragazzino che abita col fratellone Tadashi e la zia Cass in una fantomatica città chiamata Sanfransokyo. I due fratelli sono entrambi appassionati di costruzioni e robotica e alla dipartita del fratello maggiore, Hiro fa la conoscenza di Baymax, robot cuccioloso e morbidoso costruito da Tadashi con lo scopo di curare le persone. Baymax si dimostrerà di fondamentale aiuto per Hiro e per il superamento della perdita. In un primo momento infatti Hiro decide di vendicarsi della morte del fratello, scoprendo che non muore a causa di un incidente ma per colpa di un vero e proprio criminale (il villain del film). La sua sete di vendetta verrà placata proprio da Bayamx, oltre che dal gruppo di amici scienziati di Tadashi, gruppo che decide di aiutare Hiro ad affrontare la perdita (prima) e il nemico (poi). Una trama, almeno sulla carta, affatto banale dunque, e a conti fatti ben articolata e calibrata (come sempre nei film Disney non si risparmiano momenti di tensione e componenti drammatiche, alternati a attimi di pura comicità). L’aspetto vincente del film è sicuramente la figura di Baymax, il robot-operatore sanitario che impariamo a conoscere (e ad amare) per tutto il film. Definire Big Hero 6 un film superficiale è, dal mio personalissimo ed opinabile punto di vista, sintomo stesso di superficialità. Un personaggio come quello di Baymax (che strizza l’occhio, per movenze e per contesto, a Wall-E) è quanto di meglio siano riusciti a realizzare i WDAS negli ultimi anni. Il momento in cui Hiro passa dal desiderio di vendetta a quello di giustizia (termini che forse troppo facilmente possono essere capovolti) è, per quanto mi riguarda, un fattore da porre in secondo piano. Perché Big Hero 6 è un film sul lutto, sul dolore, sulla sofferenza causata dal ritrovarsi a gestire l’improvvisa morte di una persona che si ama. Baymax, robot che si occupa di curare i mali delle persone, è il fulcro di tutto ciò: non sa come comportarsi col male di Hiro, perché quello è un male per cui non esiste una vera cura. Più in là dell’importanza di Olaf nel rapporto Anna ed Elsa in Frozen, Baymax è più che un ponte che unisce i due fratelli: non solo la morte si oppone a loro, ma anche il desiderio di vendetta di Hiro. Eppure Baymax (nella scena delle clip) riesce a riunire i due fratelli, a incarnarsi Tadashi riportando Hiro sulla retta via. L’unico aspetto negativo che mi sento di evidenziare in un film come questo è la ridondanza di certe strutture che ormai sembrano non lasciare più il campo delle sceneggiature della Disney. Così come in Frozen la renna Sven è un copiaincolla del cavallo Maximus di Rapunzel, il momento finale di Big Hero 6 ricorda molto quello conclusivo di Ralph Spaccatutto. Ma questo è tutt’altro che un fattore negativo, se i risultati finali sono comunque così soddisfacenti. Della serie, avercene di film così…

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