Animazione e Box Office: un’altalena continua

Lo avrete letto ormai dappertutto: Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli, ultimo film DreamWorks Animation, ha segnato il peggior weekend d’esordio dello studio d’animazione nel mercato cinematografico americano.

Tralasciando per un momento quello che sembra essere diventato un sadico gioco al massacro di una parte di stampa del settore, rapidissima quando si tratta di decretare il fiasco di un film nel suo primo weekend di uscita, quello che appare ormai chiaro è che il mondo dell’animazione americana, al cinema, non è più quello di un tempo.

Le famiglie americane non si fiondano più al cinema “perché sì.”
Che sia a causa della pandemia, dello streaming o di mille altri fattori, forse, è ancora presto per dirlo, ma con Ruby Gillman l’elenco di film che hanno disatteso le aspettative si allunga ulteriormente.

Dalla pandemia in poi Hollywood è alle prese con una lunga fase di assestamento e la maggior parte dei film usciti nell’ultimo anno e mezzo è stato un flop. Alcuni più contenuti, altri più disastrosi, ma la maggior parte di essi ha ragionevolmente incassato meno di quanto previsto in un mondo pre-pandemico dove venivano stanziati budget da 200, 250 o 300 milioni senza troppe remore, con la convinzione che dove non sarebbe arrivato il mercato americano sarebbe arrivato quello estero, e viceversa. Eppure ora non è più così, i rapporti con molti importanti mercati si sono incrinati (Cina) o definitivamente rotti (Russia) e, sebbene a farne le spese sono titoli e studi di qualsiasi tipo e genere, i film d’animazione sono quelli che se la stanno passando peggio, appesi ad un filo sempre più sottile.

Se l’animazione orientale continua a segnare importanti risultati (dal Giappone alla Cina, passando per la Corea), e i colossi dello streaming sfornano titoli dalla qualità eccelsa a ritmi serratissimi (Nimona, Pinocchio, My Father’s Dragoon, Wolfwalkers, I Mitchell, eccetera), negli USA solo titoli come Mario Bros. e Spider-Verse hanno segnato importanti record al botteghino, titoli che però fanno parte di brand tra i più noti al mondo.

Elemental, uscito il 16 giugno, è diventato il film col più basso weekend d’esordio al box office americano per la Pixar. Eppure grazie ad un ottimo passaparola, sta ottenendo una tenuta molto buona che gli permetterà, presumibilmente, di superare la soglia psicologica dei 150 milioni negli Stati Uniti: non male per un film che ha esordito con soli 29 milioni di dollari. Nel resto del mondo il film ha incassato, nell’ultimo weekend, 29,8 milioni di dollari, perdendo solo il 7% rispetto al weekend precedente: anche in questo caso il passaparola sta giocando un punto essenziale per la tenuta del film.

Questo significa che sarà un successo economico? Assolutamente no, difficilmente Elemental supererà i 300 milioni worldwide (e per andare pari con le spese dovrebbe superare i 400).
Ma è molto importante rilevare che le persone lo stanno andando a vedere, lo stanno trovando un bel film e consigliano ad altre persone di vederlo al cinema.
Inoltre la Disney pare intenzionata ad allungare la finestra cinematografica, rilasciando Elemental su Disney+ solo a settembre e permettendo al film di massimizzare gli incassi della sala. L’opposto di quanto fatto nel 2021 e nel 2022.

Quella dell’ottima tenuta di Elemental è una situazione analoga a ciò che è avvenuto con Il gatto con gli stivali 2, film DreamWorks Animation uscito a natale 2022.
Con un deludente esordio di 12 milioni di dollari, quel film è arrivato a incassare 185 milioni di dollari solo negli USA e quasi 500 nel mondo.

Anche in questo caso il passaparola del pubblico è stato essenziale per il destino del film, che infatti ha avuto una tenuta incredibile tra un weekend e l’altro.

Dobbiamo poi tenere presente che Ruby Gillman, al contrario dei film animati di altri studi, è costato “solo” 70 milioni di dollari. La scelta di Universa di mantenere pressoché a zero i costi di marketing, unito al fatto che il film è già previsto per l’arrivo in digital down tra neanche due settimane, fa immaginare come per la casa di produzione il risultato del box office non fosse un elemento così importante.

Insomma, se da un lato è vero che il mondo dell’animazione non sta attraversando il suo periodo più sereno, dall’altro lato è evidente che mai come in questo momento è il pubblico ad avere il potere di ribaltare il destino di certi film, destino che contrariamente a quello che alcuni fanno credere, non viene deciso in un primo weekend!

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