SPECIALE VIEW CONFERENCE | Una domenica in compagnia di Sergio Pablos

Seconda giornata del 21° View Conference, il celebre evento dedicato al mondo dell’animazione che quest’anno si appresta a diventare probabilmente l’edizione più corposa di sempre.

Nella giornata di domenica 18 ottobre si sono susseguiti numerosi appuntamenti per gli appassionati di cinema d’animazione e, tra i tanti, uno dei panel più attesi è stato Sergio Pablos in Conversation, una lunga chiacchierata tra Sergio Pablos, il regista di Klaus, col giornalista Ramin Zahed.

Nella conversazione virtuale avuta tra i due, Pablos ha avuto modo di ripercorrere le vicissitudini avute nella produzione di Klaus partendo dai suoi primi anni da animatore per la Disney. Pablos è entrato nel mondo dell’animazione nel 1993, lavorando al film C’era una volta la foresta (Once Upon a Forest) in qualità di animatore. Passa alla Disney nel 1995, dividendosi tra cortometraggi (Topolino e il cervello in fuga) e film direct-to-DVD (In viaggio con Pippo). La svolta per lui arriva l’anno seguente: nel 1996 lavora come animatore al 34° Classico Disney Il gobbo di Notre Dame come animatore del personaggio di Frollo. In seguito anima Ade (Hercules, 1997), Tantor (Tarzan, 1999) e il Dottor Doppler (Il pianeta del tesoro, 2001). Nel 2011 lavora al film Rio dei Blue Sky Studios, nel reparto di character designer. 

Nel 2004 Pablos fonda una propria casa di produzione e nel 2015, dopo numerosi anni e dopo aver raccolto attorno a sé numerose maestranze dell’animazione tradizionale, il suo studio d’animazione rilascia un primo teaser di Klaus, con l’intento di trovare dei finanziatori per far fronte alle spese richieste necessarie e un distributore che credesse nel progetto. Nel 2017 la svolta: Netflix decide di acquistare i diritti di distribuzione del film, che viene rilasciato in streaming nel 2019.

Il film si è così ritrovato ad inaugurare il neonato reparto di Netflix Animation, un nuovo ramo che l’azienda, quando il film entrò in produzione, non aveva ancora avviato ufficialmente.

Secondo Pablos, che più volte durante il panel ha ribadito il suo rifiuto all’idea di realizzare un sequel di Klaus, l’idea (ormai molto diffusa) che la gente si sia stancata della tecnica tradizionale non è vera, n’è che sia una tecnica economicamente poco sostenibile. Pablos sostiene infatti che qualsiasi film può essere costoso a prescindere dal mezzo utilizzato. Quello che è importante è capire come le possibilità possono essere investite nella realizzazione di un’opera e qual’è la visione d’insieme che si vuole dare ad un progetto. Il pubblico, inoltre, sta dimostrando una notevole reazione positiva ai prodotti ibridi (oltre a Klaus, anche La famiglia Willoughbys – sempre di Netflix – ha ottenuto un ottimo riscontro di pubblico, mentre Spider-Man: Into the Spider-Verse, oltre ad aver ottenuto il premio Oscar, ha raggiunto un incasso di oltre 300 milioni di dollari al box office). Questi segnali lasciando intendere che il pubblico ha ancora voglia di storie raccontate con una tecnica diversa dalla CG.

Ovviamente nel panel si è parlato anche di Covid. Pablos ha affermato di aver sfruttato il periodo di quarantena per elaborare nuove storie. In particolare ha auspicato che un nuovo progetto possa vedere la luce, sempre con Netflix. Evidentemente entrambe le parti sono (giustamente) molto soddisfatte dell’esito del film sulla piattaforma, nonostante la mancata vittoria agli Oscar nella categoria di Miglior film d’animazione. Pablos ha inoltre affermato che se la pandemia di Covid19 fosse scoppiata in qualsiasi momento negli ultimi 3 anni, mentre lo staff era nel pieno della lavorazione di Klaus, ci sarebbero stati imprevedibili risvolti negativi sull’esito finale del film.

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