RECENSIONE | 5 cm al secondo

Makoto Shinkai è considerato, ad oggi, uno dei massimi esponenti nel panorama dell’animazione cinematografica giapponese. Tuttavia tra le sue opere solo una minima parte rientrano a pieno titolo nella classificazione dei lungometraggi cinematografici. Tra i suoi numerosi lavori, infatti, trovano spazio cortometraggi, film a episodio, mediometraggi e lungometraggi canonici, mentre, allo stesso tempo, alcuni suoi film non sono usciti in sala (almeno in Giappone), magari perché venivano distribuiti direttamente in home video oppure venivano trasmessi in televisione, saltando quindi la distribuzione cinematografica.

Da una parte la cultura giapponese è abbastanza abituata a diversi modi di fruizione dei film e, più in generale, delle opere audiovisive rispetto a quanto siamo abituati noi in Italia dove un lungometraggio tendenzialmente ha una pianificazione di finestre distributive abbastanza standard (prima la sala, poi la vendita in home video, poi lo streaming, VOD e tutte quelle robe fino alla distribuzione in chiaro sui canali televisivi). D’altro canto Shinkai non ha mai avuto troppe pretese su quale minutaggio utilizzare per i suoi lavori, dimostrando di volersi esprimere liberamente a prescindere dalla durata delle sue opere (in teoria, anche se ognuno fa un po’ le sue regole, i cortometraggi durano tendenzialmente meno di 30 minuti, tra i 30 e i 59 minuti si parla di mediometraggio e oltre l’ora di durata si parla di lungometraggio).

Dopo aver diretto numerosi cortometraggi, e dopo un esordio nei lungometraggi con Oltre le nuvole il luogo promessoci (film della durata di 91 minuti), Shinkai nel suo secondo film realizza una specie di ibrido, una storia di appena 60 minuti composta da tre episodi riuniti. Tuttavia, nel paese d’origine, questo fu il primo film di Shinkai ad essere distribuito al cinema dal momento che Oltre le nuvole il luogo promessoci, film più canonico, venne pubblicato direttamente in DVD.

5 cm al secondo, uscito in Giappone nell’ormai lontano 2007, racconta la storia di due innamorati suddividendo la trama in tre episodi, distinti con tanto di titolo introduttivo, incentrati su tre momenti diversi della vita dei due personaggi principali.

Il primo episodio, intitolato “Il capitolo dei fiori di ciliegio“, ci presenta i due protagonisti: Takaki e Akari, un ragazzo e una ragazza molto uniti che, però, dopo aver concluso le elementari sono costretti a separarsi. Akari si dovrà spostare nella prefettura di Tochigi e Takaki andrà in una scuola di Tokyo. Prima di separarsi i due passano sotto ad un albero di ciliegio i cui fiori cadono dai rami come fiocchi di neve, alla velocità di 5 cm al secondo. Nonostante la distanza, i due mantengono un rapporto epistolare continuando a scriversi lettere ma presto Takaki apprende di doversi trasferire nuovamente, questa volta nella lontana Kagoshima e capisce di avere con tutta probabilità solo un’ultima possibilità di vedere Akari prima di partire. I due fissano quindi un appuntamento e il ragazzo decide di raggiungerla in treno, nonostante il tragitto sia lungo e complesso, con tanti cambi di linea e attese nelle stazioni. Sfortunatamente il giorno del viaggio si verifica un’incredibile nevicata che causa ritardi sulla tabella di marcia di Takaki: quando dopo diverse ore, stremato e affranto, arriva a destinazione, ormai a notte fonda, immagina che Akari se ne sia andata, eppure, proprio quando sta per cedere alla disperazione, trova la ragazza ad attenderlo. I due, dopo un bacio pieno d’amore, passano una notte insieme ma il mattino seguente le loro strade tornano a dividersi.

Il secondo episodio, dal titolo “Cosmonauta“, ci mostra un Takaki maturo che vive nella prefettura di Kagoshima dove frequenta l’ultimo anno delle superiori. Kanea, una sua compagna di classe, è decisamente innamorata persa di lui e, sebbene sia molto timida, cerca di trovare ogni occasione per passare del tempo insieme a lui, indecisa se dichiarare il suo amore o no. Una sera, proprio quando si sente finalmente pronta ad esprimere i propri sentimenti al ragazzo, osservando un razzo per lo spazio partito dalla vicina base militare, Kanae si rende conto che Takaki è in realtà innamorato di un’altra ragazza e capisce che è per questo che sembra sempre perso ad osservare l’infinito. La giovane decide quindi di reprimere i suoi sentimenti, rinunciando alla sua dichiarazione d’amore.

L’episodio finale, dal titolo “5 centimetri al secondo“, ci mostra Takaki ormai adulto che vive a Tokyo. Prova ancora una forte nostalgia per Akari e questo gli impedisce di stabilire una vita sentimentale o a provare emozioni. Uscito di casa, nel pieno della fioritura degli alberi di ciliegio, vede Akari dall’altra parte di un passaggio a livello. Tuttavia il gioco di sguardi tra i due viene subito interrotto dal passaggio repentino di due treni. Proprio in quel momento, con un flashback, ci viene spiegato che Akari ha dimenticato Takaki: un giorno, dopo aver ritrovato per caso una lettera che avrebbe dovuto consegnare al ragazzo durante il loro incontro sotto la neve, Akari si ritrova a provare soltanto una piacevole sensazione per il ricordo di un amore che ormai non esiste più. Akari, infatti, vive con un uomo che sta per sposare.
Terminato il flashback, al passaggio a livello, dopo che sono passati i due treni, Akari è già andata via e Takaki, finalmente, capisce che la sua relazione con Akari appartiene al passato e che deve pensare al suo futuro. Prosegue sulla sua strada facendo un sorriso amaro al ricordo di un amore che la distanza e il tempo hanno ormai cancellato.

In questo dramma romantico, genere che piace tanto ai giapponesi, il tema cardine di Shinkai vive la sua espressione massima. La lotta compiuta dai due amanti contro il tempo e la distanza qui è rappresentata egregiamente per tutta la prima parte del film, ovvero il primo episodio. Il viaggio compiuto da Takaki per ricongiunsi ad Akari, un sacrificio che lo porterà ad ottenere in cambio solo una notte insieme alla ragazza che ama, è sofferto al punto che anche lo spettatore prova la stessa ansia del protagonista quando vediamo che il ritardo nelle stazioni aumenta di minuto in minuto. Le immagini dei treni fermi, al buio, in mezzo alla tormenta di neve, fanno provare più di un brivido lungo la schiena, e, come Takaki sopporta tutto col desiderio di veder coronare il suo amore con Akari, anche noi spettatori sopportiamo questa attesa col desiderio di vedere un happy ending, che però non ci sarà. Le conseguenze di questa distanza le vedremo nella seconda parte del film, nei due episodi conclusivi: alla fine di tutto questo amore provato dai due rimarrà solo un lontano ricordo perché l’affetto che li legava non reggerà alla lontananza e, come accade nella vita vera, le strade dei due amati si separano senza ricongiungersi più. Un finale così realistico che a momenti ci dimentichiamo di essere davanti ad un lungometraggio d’animazione, ma d’altronde in Giappone l’attitudine all’animazione è decisamente diversa rispetto a quella a cui siamo abituati in occidente, ma su questo aspetto ci torneremo.

In questo secondo lungometraggio di realistico non c’è solo il finale della sceneggiatura ma anche tutta una serie di elementi tecnici che qui impariamo ad apprezzare e che possiamo ammirare in tutti i film successivi di Shinkai. Lo stile grafico migliora notevolmente dal precedente Oltre le nuvole il luogo promessoci (che pure era animato e disegnato meravigliosamente): in questo film emerge un foto-realismo, soprattutto negli sfondi, che davvero lascia a bocca aperta (e che è diventato il marchio di fabbrica dello studios d’animazione CoMix Wave Films, lo studios che ha realizzato quasi tutte le opere si Shinkai).

A quest’opera si aggiunge un nuovo elemento che si rivelerà ricorrente nella filmografia di Shinkai, ovvero di come l’influenza dell’ambiente circostante condizioni la vita dei personaggi: in questo film, ad esempio, la bufera di neve costringe i due amanti a lottare per potersi vedere anche solo per alcune ore mentre il periodo della fioritura degli alberi di ciliegio si cristallizza nella mente di Takaki al punto che ogni negli anni a venire ricorderà sempre il suo amore per Akari quando vedrà ciliegi in fiore.

Prima ho citato l’attitudine che abbiamo a considerare i film d’animazione adatti a raccontare solo un certo tipo di storie, soprattutto in occidente. Spesso siamo portati a concepire i film d’animazione come espedienti per mostrarci in immagini storie che difficilmente potremo vedere realizzate in altri modi. Pensate a tutta la lunga tradizione americana di film d’animazione con protagonisti animali, da Il Re Leone a Kung Fu Panda, o alla componente magica presente in quasi tutti i primi lungometraggi animati che, al cinema, solo negli ultimi decenni è stata degnamente rappresentata nei film live action grazie alle moderne tecnologie. Un tempo era l’animazione l’unico modo per vedere sul grande schermo trasformazioni magiche (come quella di Malefica che diventa un drago), scene con incantesimi (come la sfida magica tra Merlino e Maga Magò) o mondi incantati. Con questo film Shinkai si priva totalmente di qualsiasi componente fantastica, sfociando in un realismo totale, che colpisce trasversalmente ogni aspetto dal film, dalla sceneggiatura, così malinconicamente realistica, alla resa grafica del film, con scenari perfettamente credibili.

Per Shinkai l’animazione non è un pretesto per raccontare una storia, per lui non c’è un’alternativa: l’animazione è l’unico mezzo possibile da utilizzare, per questo motivo le sue trame non per forza contengono elementi fantasiosi o non realistici. Nei suoi film è la storia a fare la differenza, e coi lavori successivi Shinkai dimostra di essere oltre che un abile regista anche un ottimo autore di trame ed intrecci narrativi.

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