Nimona, la travagliata storia del film diventato simbolo della lotta LGBTQ+

Negli ultimi mesi vi sarà quasi certamente capitato di leggere notizie riguardanti la cosiddetta legge Don’t Say Gay firmata da DeSantis, il governatore della Florida, e sulla scia delle polemiche che hanno investito la Disney per aver prima finanziato alcune campagne elettorali dei politici coinvolti nella stesura della suddetta legge e, in un secondo momento, per non averne preso le distanze in modo netto.

Proprio nel momento in cui è arrivata la tardiva presa di posizione della Disney, che ha criticato la legge e ha difeso i dipendenti e le famiglie LGBTQ, il governatore è arrivato a minacciare di eliminare i benefici di cui gode da sempre la company in Florida (la Disney impiega circa 80 mila persone nei 6 parchi a tema, negli oltre 27 hotel e negli innumerevoli ristoranti e, forte del suo enorme impatto economico sullo stato americano, ha sempre avuto una certa autonomia).

Negli stessi giorni, però, un’altra tegola è caduta in testa alla Disney e, più precisamente, sul suo CEO Bob Chapek. Proprio quando in tanti si lamentavano della mancata presa di posizione della Disney riguardo a questa discussa legge, moltissimi dipendenti dei Walt Disney Animation Studios e dei Pixar Animation Studios hanno iniziato uno sciopero ad oltranza per sostenere i colleghi facenti parte della comunità LGBTQ+, lamentando un crescente senso di insofferenza da parte dei vertici dell’azienda nei confronti del tema.

Dana Terrace, creatrice della serie animata di Disney Channel The Owl House, ha dichiarato in quei giorni sui suoi canali social il proprio scetticismo nei confronti delle scelte della company. Già in precedenti occasioni Terrace aveva sottolineato le difficoltà riscontrate nell’inserimento di elementi LGBTQ in una serie di Disney Channel. Convinta nel volere ragazzi queer tra i personaggi principali fin dall’inizio, ha dovuto fare pressioni per superare le iniziali restrizioni del network. Ricordiamo che The Owl House è stata una delle prime serie di Disney Channel con una protagonista appartenente alla comunità LGBTQ.

In seguito alle forti critiche arrivate dai dipendenti, e alle pressioni dell’opinione pubblica, il CEO della compagnia Bob Chapek ha scritto a tutti i dipendenti una email in cui spiegava come la filosofia aziendale sia cercare di promuovere l’idea di un mondo inclusivo e rispettoso delle unicità. Ma questa mail non è bastata a convincere i dipendenti, mentre ha inasprito ulteriormente i rapporti con lo stato della Florida.

Out” – Pixar Short Film – 2020

Anche dalle parti della Pixar il malcontento si è fatto sentire. Variety ha rilasciato delle interviste anonime di alcuni dipendenti che sostengono come, negli anni, la Disney abbia sempre optato per eliminare e tagliare i momenti apertamente gay dai suoi lungometraggi. Tra i commenti rilasciati si legge come sia stato deciso di censurare “quasi ogni momento di affetto apertamente gay” e che spesso, a monte, agli artisti dello studio è “stato impedito di creare” scene di questo tipo.

Questo clima a dir poso teso stride fortemente con l’immagine che la company cerca di trasmettere ogni anno durante il mese del Pride: a giugno la Disney (come la maggior parte delle aziende del mondo), celebra la comunità LGBTQ con merchandising ad hoc e giornate dedicate nei suoi parchi di divertimento, riempie i suoi post social con dichiarazioni pro-comunità LGBTQ e modifica il proprio logo coi colori la bandiera rainbow. Ma questi eventi, agli occhi di molti, sembrano mero marketing alla luce degli ultimi avvenimenti. E gli avvenimenti non sono finiti qui, perché in questo vortice di notizie, proteste, dichiarazioni e accuse c’è finita anche la produzione di Nimona, quello che potrebbe diventare il primo lungometraggio animato mainstream con protagonisti LGBToriented.

Nel giugno del 2015 la 20th Century Fox Animation ha acquisito i diritti per l’adattamento cinematografico di Nimona, una graphic-novel di ND Stevenson. Alla regia del film d’animazione era stato assegnato Patrick Osborne, il regista premio Oscar nel 2015 del cortometraggio Disney Feast. Il film doveva essere prodotto dai Blue Sky Studios, ed era programmato per arrivare al cinema il 14 febbraio 2020.

La storia di Nimona è particolarmente rilevante nel contesto di quanto sta accadendo perché riguarda molto da vicino i temi LGBTQ. La protagonista, Nimona, è una mutaforma, di solito una ragazza ma in grado di crescere e rimpicciolirsi e assumere qualsiasi forma umana. Recensioni e analisi di accademici hanno commentato la rappresentazione del fumetto e suoi riferimenti sulla fluidità dell’identità. Inoltre la storia mostra come la violenza si trova in istituzioni che controllano e perseguitano. Questa premessa serve a capire quanto peso abbiano avuto gli ultimi sviluppi sull’immagine della Disney da una parte e sul destino di questo film dall’altra.

A marzo 2019 la Disney Company completa l’acquisizione della Fox, e il film, originariamente previsto in uscita il 14 febbraio 2020 viene posticipato: prima al 5 marzo 2021, poi al 14 gennaio 2022.

Nel mentre scoppia la pandemia, i cinema vengono chiusi e i film rimandati a oltranza, ma per tutto il 2020 viene confermato da più fonti che l’uscita è confermata per il 2022: lo stesso regista Osborne ribadisce l’arrivo del film nel 2022, così come ND Stevenson, la mente che ne ha realizzato il fumetto, che nel giugno 2020 dichiara che la lavorazione del film è ancora in corso, confermandolo anche in un podcast dell’agosto 2020.

Il 9 febbraio 2021 la Disney ha annunciato che i Blue Sky Studios sarebbero stati chiusi e che la produzione del film sarebbe stata interrotta. La notizia ha detesto molto malcontento, non solo perché con questa decisione tutti i dipendenti dei Blue Sky Studios si sono ritrovati senza lavoro, ma perché secondo più fonti la realizzazione del film era completa al 75%. Personale anonimo dei Blue Sky intervistato da Business Insider si sono lamentati della cancellazione del film, definendolo “straziante“, sostenendo che il film “non assomigliava a nient’altro nel mondo animato“. Se fosse stato realizzato sarebbe stato il primo film di Blue Sky con rappresentazione di amore LGBT, poiché alcuni membri dello staff hanno confermato a BuzzFeed News che il film aveva uno scambio di battute d’amore tra i personaggi Blackheart e Goldenloin.

Proprio in seguito alla controversa posizione tenuta dalla Disney riguardo la legge don’t say gay e le polemiche seguite, tre ex membri dello staff di Blue Sky hanno dichiarato che dall’acquisizione di Fox da parte della Disney, quest’ultima ha imposto molteplici respingimenti sui temi LGBT del film e su un bacio tra persone dello stesso sesso previsto nella trama.

L”11 aprile 2022 è stato annunciato che Annapurna Pictures realizzerà un lungometraggio d’animazione ispirato alla storia di Nimona, per la regia di Nick Bruno e Troia Quane, e che il film verrà distribuito da Netflix nel 2023. Quello che è stato realizzato in tutti questi anni da Patrick Osborne e dai Blue Sky Studios, molto probabilmente, non vedrà mai la luce, ma quello che potrebbe diventare uno dei film più attesi per un’intera comunità vedrà comunque la luce.

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