Walt Disney

1. Chicago, 5 dicembre 1901

Walter Elias Disney Junior nacque il giorno 5 dicembre del 1901 a Chicago.

Figlio di Flora Call, di origine tedesca, e Elias Disney, di discendenza scozzese e irlandese, Walt fu il quarto figlio di una famiglia numerosa1.

Quando il padre si ammalò nel 1909, Walt e il fratello Roy cominciarono a farsi carico del mantenimento della famiglia e iniziarono a lavorare nell’impresa paterna di distribuzione di giornali. Nello stesso periodo, dopo essersi diplomato nel 1917 presso la Scuola secondaria di Benton, Walt Disney si approcciò al mondo dell’arte iscrivendosi ad uno dei corsi dell’Art Institute of Chicago: qui studierà per alcuni anni e proprio sul The Voice di Chicago pubblicherà le sue prime vignette a sfondo bellico e politico2, due temi che lo coinvolgeranno a tal punto da spingerlo, nel 1917, a partire per la Grande Guerra come autista della Croce Rossa.

2. Laugh-O-Grams [1920-1922]

Tornato in Missouri nel 1919 dopo la conclusione del conflitto mondiale, Disney trovò un lavoro presso l’agenzia pubblicitariaPresman-Rubin Commercial Art Studio.

Qui conobbeUb Iwerks, figura chiave nella storia della Disney3. Nel 1920 i due fondarono la Iwerks-Disney Commercial Artists evennero contattati dalla Kansas City Film Ad Company perla commissione di filmati pubblicitari. La società produceva alcuni brevi filmati e spot destinati alle sale cinematografiche e in questo modo Walt Disney entrò in contatto con una prima e rudimentale forma di animazione: la tecnica, già allora vetusta e ampiamente superata, consisteva nell’intaglio di cartoncini disegnati che venivano mossi per creare delle scenette. 

Tuttavia questo bastò ad affascinare il giovane Walt, che si appassionò all’argomento studiando il libro di Edwin George Lutz Animated Cartoons; How They Are Made, Their Origin and Developement4Questo gli permise di colmare alcune lacune tecniche e di iniziare la sperimentazione in prima persona.

Mentre di giorno lavorava per la Kansas City Film Ad Company, la sera si esercitava nelle tecniche di ripresa con una vecchia cinepresa nel garage del fratello Roy. I risultati di questi sforzi furono i Laugh-O-Grams, letteralmente “fotogrammi da ridere”, ribattezzati così dallo stesso Disney che decise di utilizzare il medesimo nome per fondare una società5. Nacque la Laugh-O-Gram Films Inc., che realizzò in totale 8 corti animati.

In questi brevi cortometraggi un cast di personaggi ricorrenti (la Bambina, il Bambino, il Cane, il Gatto, il Re) interpretavano i protagonisti delle fiabe più classiche in una rilettura moderna e dissacrante. Questi primi filmati animati non ottennero il successo sperato: gli ultimi cortometraggi realizzati dalla Laugh-O-Grams Films (Puss in boots Cinderella), uniti ad una serie di scelte sbagliate dello stesso Disney, costrinsero la società al fallimento.

Fu così che Walt, sotto consiglio del fratello Roy, decise di lasciare il Missouri per tentare la fortuna in California, più precisamente a Los Angeles. Prima di archiviare completamente l’esperimento dei Laugh-O-Grams però, Disney realizzò un cortometraggio assai differente dai precedenti: Alice’s Wonderland. Invece che utilizzare i soliti personaggi generici apparsi negli altri filmati, Walt Disney decise di porre al centro della scena una bambina in carne ed ossa circondata da un mondo realizzato in animazione. Virginia Davis, ovvero la giovane attrice, recitando di fronte a un telo bianco interagiva in un mondo animato, ricreato completamente in un secondo momento. Questo esperimento, nato sul morire della Laugh-O-Gram Films Inc., gettò le basi per le Alice Comedies.

3. Alice Comedies [1923-1927]

Con l’esperimento dei Laugh-O-Grams archiviato sembrava non vi fosse molto altro che Kansas City potesse offrire a Walt Disney, che lasciò la città nel 1923 per trovare maggior fortuna in California. «Quando nel 1923 arriva a Los Angeles, egli è già un ventenne con un passato nomade di lavori forzati, espedienti e povertà […]»6. Tuttavia i primi fallimenti e le esperienze maturate in Missouri non sono i soli compagni di viaggio di Walt: egli porta con sé Alice’s Wonderland, quell’ultimo progetto realizzato che cattura l’interesse della produttrice Margaret Winkler, figura chiave nel mondo del cinema d’animazione muto, la quale ordina a Disney un’intera serie. È la nascita delle Alice Comediese, per certi versi, anche degli stessi studios Disney: il 16 ottobre 1923, a Los Angeles, Walt Disney e Roy Disney fondano i Disney Brothers Cartoon Studios, che sarebbero stati poi rinominati, due anni più tardi, i Walt Disney Studios7.

4. Oswald, the lucky rabbit [1927-1928]

«Oswald anticipa la superiorità di Walt nell’infondere una personalità alle sue creature, e se i personaggi animati dell’epoca si limitano a correre su e giù per lo schermo […], Disney è incline a trasformare l’assurdo mondo meccanico che lo circonda in un paesaggio umano»8.

Il ciclo delle Alice Comedies si stava velocemente esaurendo. Charles Mintz, marito di Margaret Winkler, era insoddisfatto dell’esito che la serie aveva preso e decise di firmare un contratto con la Universal, a sua volta interessata ad entrare nel mondo dell’animazione. Fu così che dalle menti di Disney e Iwerks nacque il personaggio di Oswald proprio nel momento del bisogno. Iniziarono in questo modo le avventure di Oswald, il coniglio fortunato, in cui emerse lo stile irriverente e dissacrante di Ub Iwerks. Il nuovo personaggio ottenne fin da subito un grandissimo successo, tanto da spingere Walt e Iwerks a chiedere maggiori benefici contrattuali al distributore Charles Mintz. Quest’ultimo si oppose, costringendo il duo di disegnatori ad abbandonare ogni rivendicazione sul personaggio. Altra amara sconfitta per Walt fu scoprire che il suo intero staff di animatori decise di firmare un accordo con Mintz, proseguendo a lavorare sul personaggio di Oswald senza la sua guida9.

Ancora una volta Walt Disney si vide costretto a ricominciare da zero, con l’unico compagno e amico Ub Iwerks a restargli fedele.

L’evento, che in un primo momento spinse Disney nello sconforto, fu però di buon auspicio: dalle ceneri di Oswald nacque infatti il topo più famoso della storia del cinema.

5. Mickey Mouse [1928]

Nel 1928, dopo una lunga scia di insuccessi, nacque quello che sarebbe passato alla storia come l’eroe disneyano per eccellenza10: Topolino.

Partendo dalla figura di Oswald, la matita di Iwerks, sotto specifiche indicazioni di Disney, delineò quello che sarebbe poi divenuto il volto più celebre nella storia dell’animazione.

L’importanza culturale di questo personaggio è forse difficile da comprendere appieno al giorno d’oggi: nei suoi primi anni «Topolino non fu un semplice personaggio dei cartoni, ma divenne un vero e proprio simbolo dell’America e delle sue possibilità, l’emblema dell’uomo artefice del suo destino, che con il proprio ottimismo riesce nella vita»11. Non a caso, uno dei motivi dell’incredibile successo che ebbero i suoi cortometraggi al cinema e le sue strisce sui fumetti fu il contesto storico del paese: in quegli anni gli Stati Uniti vivevano nella piena crisi economica, e Topolino divenne l’esempio di riscatto di fronte alle difficoltà.

Il suo esordio al cinema si ebbe nel 1928 nel cortometraggio Steamboat Willie12, sebbene Topolino fosse già apparso in due cortometraggi precedenti mai arrivati nelle sale cinematografiche.

Da quel momento Mickey Mouse divenne un fenomeno, l’artefice di un innamoramento collettivo che nel giro di pochissimi anni coinvolse tutto il mondo13.

Steamboat Willie, sebbene non sia il primo cortometraggio in assoluto che ha per protagonista Topolino, è il primo che ci fa sentire la sua voce. Unendo alla colonna sonora di Carl Stalling, già autore delle musiche dei Laugh-O-Grams, ai suoni dei personaggi, Disney trova il modo di sincronizzare il sonoro con le gag che appaiono sullo schermo.

Gettando le basi per le Silly Symphony.

6. Silly Symphony [1929-1939]

Paolo Bertetto, nel suo volume Introduzione alla storia del cinema, definisce le Silly Symphony come «brevi cartoni animati, caratterizzati da un certo sperimentalismo figurativo e stilistico […], da ricerche sul piano della musica e del suono»14.

In effetti, forte dell’esperienza maturata negli anni coi cortometraggi animati, il team artistico di cui Disney si circondò decise di sperimentare un nuovo modello in cui la narrazione fosse al servizio della musica. Ecco dunque che le prime Silly Symphony non avevano una vera e propria trama, dal momento che l’animazione stessa era al servizio della componente sonora. Con il passare degli anni il ruolo della musica all’interno delle Silly Symphony, pur mantenendo un’importanza cruciale, lasciò emergere sempre di più la centralità della trama.

Di pari passo con questo lento e graduale mutamento della struttura narrativa, a partire dagli anni ’30, lo Studio cominciò a prendere ispirazione dalle fiabe classiche, come già era avvenuto con i Laugh-O-Grams. Possiamo considerare il successo del cortometraggio I tre porcellini (Three Little Pigs, 1933) come il momento in cui i Walt Disney Studios intrapresero la strada che li avrebbe condotti alla realizzazione dei lungometraggi animati ispirati alle fiabe classiche.

7. Classici Disney

Sebbene oggigiorno il periodo che vide la nascita dei classici Disney (ovvero dal 1937 al 1942) venga addirittura soprannominato come epoca d’oro15 dalla maggior parte degli studiosi d’animazione disneyana, è curioso constatare come, per una serie di fattori, la maggior parte dei film usciti tra gli anni ’30 e ’40 disattesero le aspettative di critica e pubblico, ma anche dello stesso Walt, salvo poi essere stati definiti come capolavori indiscussi solo negli anni successivi alla loro realizzazione.

Nel 1937 esce Biancaneve e i sette nani, quel primo e storico film che consacrò il genio di Walt Disney e insegnò al mondo che sì, tramite l’animazione è possibile fare film.

  1. Lidia Cannatella, Fantastico Walt, in «Tutto Disney», n. 21, Milano, The Walt Disney Company Italia, 2001, p. 8

  2. Mariuccia Ciotta, Walt Disney. Prima stella a sinistra, Milano, Bompani, 2005, p.45

  3. Bob Thomas, Disney’s Art of Animation. From Mickey Mouse to Beauty and the Beast, New York, Hyperion Book, 1997, p. 33

  4. Bruno Di Marino, Animania, 100 anni di esperimenti nel cinema d’animazione, Pesaro, Editrice Il Castoro S.r.l., 1998, p. 146

  5. J. B. Kaufman, Russel Merritt, Walt in Wonderland: The Silent Films of Walt Disney, Baltimora, The Johns Hopkins University Pres, 2000, p.38

  6. Micheal Barrier, The Animated Man: A Life of Walt Disney, Berkeley, University of California Press, 2008, p. 51

  7. Mariuccia Ciotta, Walt Disney. Prima Stella a sinistra, Milano, Bompani, 2005, p. 43

  8. Giannalberto Bendazzi, Cartoons, Il cinema d’animazione 1888-1988, Venezia, Marsilio Editori, 1988, p. 84

  9. Mariuccia Ciotta, Walt Disney. Prima Stella a sinistra, Milano, Bompani, 2005, p. 52

  10. www.ilsollazzo.com/c/disney/lista/wdas-silent

  11. Paolo Bertetto, Introduzione alla storia del cinema. Autori, film, correnti, Novara, Utet, 2012, p. 139

  12. Francesca Adamo, Caterina Pennestrì, Il Destino di un incontro, Salvador Dal e Walt Disney, Milano, Mimesis Edizioni, 2010, p. 57

  13. Marco Bellano, Giovanni Ricci, Marco Vanelli, Storia del cinema, Animazione in cento film, Genova, Le Mani, 2013, p. 32

  14. Giannalberto Bendazzi, Cartoons, Il cinema d’animazione 1888-1988, Venezia, Marsilio Editori, 1988, p.90

  15. Paolo Bertetto, Introduzione alla storia del cinema. Autori, film, correnti, Novara, Utet, 2012, p. 139

  16. https://it.wikipedia.otg/wiki/Classici_Disney

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