RECENSIONE | Spider-Man: Un Nuovo Universo

Viviamo gli anni dei remake, dei reboot, dei sequel, prequel, midquel e centinaia di altre robe con nomi che nemmeno so scrivere. I cinema sono stracolmi di film, ogni anno ne vengono prodotti sempre di più e ogni anno sono sempre poche decine quelli per cui vale davvero la pena spendere i soldi del biglietto. Quindi, quando uno si ritrova davanti a una specie di piccolo capolavoro del cinema d’animazione, la cosa fa un certo effetto e ci ricorda che sì, nonostante tutto è ancora possibile sorprenderci al cinema.

Perché Un nuovo universo è davvero un gioiello capace di sorprenderci, di coinvolgerci, di sfruttare ogni possibilità offerta dal cinema d’animazione. E nonostante questo sia l’ennesimo film sulle origini del personaggio dei fumetti più sfruttato dal cinema, è in tutto e per tutto un film nuovo, proprio come ci ricorda il titolo.

Spider-Man: Un nuovo universo sbaraglia ogni altra trasposizione cinematografica dell’arrampicamuri nato dalla Marvel e fa un certo effetto se pensiamo che questa è la nona volta in poco più di 18 anni che vediamo questo personaggio al cinema. Eppure mai come ora il prodotto ha convinto così tanto lo spettatore. Sarà forse un caso che per raccontare le avventure di Spider-Man per la prima volta è stata usata l’animazione? Ovviamente no, non è un caso.

Scritto da Phil Lord e Christopher Miller (già fautori di quel geniale film che è The Lego Movie) e per la regia del trio composto da Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman, questo lungometraggio ha un elenco pressoché infinito di aspetti che lo rendono non soltanto uno dei migliori film d’animazione mai fatti, ma anche uno dei migliori cinecomics. Partiamo dalla scrittura.

Come detto poc’anzi questa è l’ennesima trasposizione delle avventure di Spider-Man e per sdrammatizzarne l’ennesima presentazione delle origini del personaggio gli autori del film hanno ben pensato di ironizzare proprio sul fatto che lo spettatore ha già visto più volte come tutto ebbe inizio (il morso del ragno, i primi approcci ai super poteri e via dicendo) e improvvisamente quegli stessi super poteri non hanno più un’importanza strategica. Non c’è più un solo eroe, non c’è più un solo Spider-Man perché chiunque può essere Spider-Man e dagli universi paralleli che vanno a intrecciarsi nell’articolata trama di questo film si affacciano persino versioni di Spider-Man prive di qualsiasi potere speciale.

La trama gioca con lo spettatore, lo stuzzica, comunica su così tanti piani di lettura e con così tanti riferimenti che il pubblico viene coinvolto tutto, nella sua interezza, dai puristi di fumetti ai fiscali appassionati di cinecomics, passando per chi ama i film d’animazione che, come me, hanno trovato in questo film un’abbagliante faro sulle possibilità che si possono aprire nel prossimo futuro nel mondo del cinema d’animazione.

L’entusiasmo che accompagna le mie parole non nasce solo dalla messa in scena dell’azione ma anche (o meglio, soprattutto) dalla tecnica utilizzata in questo film. Quanti di voi ricordano i corti Disney Paperman e Feast? e la tecnica denominata meander che li contraddistingueva? Ecco, finalmente la Sony ha fatto tesoro di quegli avveniristici cortometraggi ed è riuscita a rielaborare il modo di unire il dinamismo delle animazioni tradizionali e il tratto dei disegni a mano unendoli alla tridimensionalità dei film in computer grafica. Il risultato è fenomenale e, col senno di poi, la scelta di lanciare questa tecnica animata raccontando una storia nata dai fumetti sembra quasi una scelta naturale.

In conclusione Spider-Man: Un nuovo universo non è solo un film ma un’esperienza cinematografica entusiasmante, una rottura irrimediabile col passato modo di concepire l’animazione cinematografica americana.

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