OSCAR 2020 | Nominati ed esclusi

Negli ultimi giorni sono stati annunciati i titoli dei film che concorreranno alla prossima cerimonia degli Oscar il 9 febbraio nella categoria di Miglior film d’animazione e, diciamocelo, c’è da parlarne.

Partiamo subito con i film che non sono presenti, e che quindi sono stati esclusi dalla possibilità di vincere l’Oscar nella suddetta categoria.

La maggior parte di noi si sarà stupita per la mancata nomination a Frozen 2 (che ha invece ricevuto la nomination per la miglior canzone, Into the unknown). In effetti questa scelta ha stupito tutti, dal momento che Frozen 2 era dato da molti come il favorito addirittura per la vittoria e non solo per la nomination. Se consideriamo poi il fatto che le recensioni della critica sono state tutte molto buone (77% su Rotten Tomatoes) il pubblico ha promosso pienamente il film e che gli incassi sono da record in tutto il mondo, era lecito aspettarsi la candidatura.

Altra grande mancanza, secondo il mio modesto parere, è per il cinema orientale, soprattutto in un anno come quello appena trascorso. Il 2019 ha visto un nome come quello di Makoto Shinkai confermarsi come fenomeno di costume in Giappone (e non solo), replicando gli incredibili incassi in patria di Your Name. con il suo ultimo film Weathering with you e la critica locale lo aveva promosso al punto da proporlo all’Academy come pellicola che rappresentasse il Giappone nella categoria di miglior film straniero. Altro titolo che certamente meritava di essere preso in considerazione poteva essere Children of the Sea, sempre giapponese, o l’incredibile successo cinese Ne Zha, divenuto nel corso del 2019 il terzo maggior incasso globale per un film d’animazione, con oltre 700 milioni di dollari al boxoffice. C’è da dire che Hollywood non si è mai fatta ammaliare dal cinema d’animazione orientale (un maestro come Miyazaki è stato nominato una manciata di volte) e che ha sempre avvantaggiato produzioni mediocri americane a ben più meritevoli film esteri (a tal proposito, scorrendo l’elenco dei 32 film che quest’anno si erano proposti per la nomination, vediamo che solo 1 su 3 è una produzione americana, a fronte dei 3 film americani su 5 finiti in nomination).

Passiamo dunque ad analizzare i titoli finiti in gara, cercando di farci un’idea sulle effettive possibilità che ciascuno di loro ha per ottenere l’ambito riconoscimento.

TOY STORY 4

La Pixar viene da anni di alti e bassi non indifferenti. Dopo aver rivoluzionato in maniera totale l’industria dell’animazione con Toy Story (film che vinse l’Oscar quando ancora non esisteva una categoria riservata al cinema d’animazione) e dopo essere sopravvissuta ai tumultuosi mesi seguiti all’allontanamento John Lasseter (in un certo senso il papà di Woody e Buzz), nel 2019 è tornata al cinema proseguendo le storie dei suoi personaggi più amati. Sebbene la critica abbia premiato all’unanimità il quarto episodio della saga, così come il pubblico che gli ha garantito un incasso vertiginoso al boxoffice globale di oltre un miliardo di dollari, la sensazione che si respira è che la saga di Toy Story, per quanto affrontata sempre con rispetto dai registi che si sono alternati, abbia fatto il suo corso. La Pixar rimane, almeno agli occhi dell’Academy, un nome ben più illustre rispetto a quello di mamma-Disney e i lunghi anni di amore reciproco tra la critica di Hollywood e la casa di Emeryville sembra che fruttino ancora, però è bene che Pixar torni in carreggiata con prodotti originali capaci di stupirci come in passato, dopo aver spremuto all’inverosimile le sue proprietà negli ultimi anni con sequel, prequel e spin off. Per questo motivo credo che Toy Story 4 non abbia reali possibilità di ottenere molto oltre alla nomination per Miglior film d’animazione (insieme alla nomination per Miglior canzone, altra nomination che difficilmente si tramuterà in premio).

DRAGON TRAINER 3

Il rapporto dell’Academy nei confronti della DreamWorks Animation è sempre stato abbastanza altalenante, e a ragion veduta. Con l’unico premio vinto per Shrek nel 2002 (se non consideriamo l’Oscar per Wallace e Gromit e la maledizione del coniglio mannaro, collaborazione tra i DreamWorks Animation Studios e la Aardman Animation), gli studios di Burbank non hanno mai ottenuto grosse soddisfazioni durante la notte degli Oscar, a favore della Pixar e, solo di recente, dei Walt Disney Animation Studios. Tuttavia i film che narrano la storia di Sdentato sono riusciti ad ottenere la nomination nella categoria di Miglior film d’animazione ogni volta: nel 2011 per Dragon Trainer, nel 2015 per Dragon Trainer 2 e anche in questa edizione per Dragon Trainer 3. Riusciranno Dean De Blois e il suo team a fare proprio il tanto ambito riconoscimento? Molto difficile, a parere mio. Le possibilità che l’Academy decida di premiare il percorso portato avanti in questa trilogia pongono le chances di Dragon Trainer 3 leggermente avanti a quelle di Toy Story 4, ultimo titolo di una saga pluripremiata. Ma l’effettiva qualità della pellicola è obiettivamente inferiore agli altri titoli che andremo ad analizzare ora.

MISSING LINK

I Laika Studios sono al loro quinto film e sono alla loro quinta nomination. Un risultato davvero notevole se pensiamo che stiamo parlando di una realtà indipendente e senza una rete di distribuzione (il che ha frenato tremendamente i risultati al box office sia in patria, dove il film è stato un sonoro flop, sia nel mondo, dove i paesi che l’hanno distribuirlo al cinema si contano sulle dita di una mano). Nonostante gli elementi di natura economica, che in parte influiscono sulle possibilità dei film durante la notte degli Oscar, c’è da ammettere che Missing Link sta facendo incetta di premi e nomination in queste settimane. Sicuramente uno dei titoli che più di tutti ha reali possibilità di farcela, se non fosse per un unico, grande limite: non tutti i giurati dell’Academy vedono tutti i film in nomination. Da anni è risaputo che moltissimi membri che votano per il Miglior film d’animazione danno il voto senza aver visionato tutti i titoli in gara, e proprio per il fatto che Missing Link è il meno visto e popolare tra i nominati, le sue possibilità di vittoria potrebbero risentirne.

DOV’È IL MIO CORPO?

Da molti considerato la vera sorpresa di questi Oscar 2020. In pochi ne avevano sentito parlare fino a qualche settimana fa, in pochissimi l’avevano visto: un film di nicchia, acquistato da Netflix e vincitore di innumerevoli festival in giro per il mondo. Dov’è il mio corpo? è il film che non ci saremo aspettati in nomination, in virtù della consapevolezza che l’Academy non sempre guarda i film meno mainstream, soprattutto per quanto riguarda i film d’animazione. Riuscire a sfondare il pregiudizio e la barriera dei grandi studios più blasonati e celebri made in USA è già di per sé un obiettivo ragguardevole per questo film e, proprio per questa sorprendente nomination viene da pensare che forse quest’anno Hollywood premierà un film meno convenzionale, con una trama decisamente lontana da quelle a cui siamo abituati per i film d’animazione, e con una storia produttiva e distributiva decisamente peculiare. Alla fin fine, l’Oscar a Dov’è il mio corpo? ce la vedo molto bene. Anche se il mio cuore, nel 2019, è stato rapito da un altro film, ovvero…

KLAUS

Nell’edizione del 2019 non vi furono dubbi su quale fosse il film più meritevole di vincere il premio Oscar, ovvero Spiderman – Un nuovo universo. Quest’anno Klaus sembra raccogliere il testimone del film Sony dell’anno scorso: una storia avvincente, intelligente, con un uso delle tecniche animate rivoluzionario, che ha coinvolto e convinto tutti. Klaus si presenta come il perfetto vincitore in questa categoria, lasciando forse solo una minima possibilità di chance a Dov’è il mio corpo? (curioso notare come i due film con le più alte possibilità di vittoria siano stati distribuiti da Netflix). Sinceramente, credo che potremo ritenerci soddisfatti per una vittoria di entrambi questi film. L’Academy ha davanti a sé una scelta: premiare l’innovazione tecnica e la fluidità narrativa di Klaus, un film dall’appeal più pop e che ha ottenuto un ottimo successo tra il pubblico e gli appassionati di cinema d’animazione, o premiare un progetto molto più autoriale, decisamente adulto e distante dal concetto di cinema d’animazione a cui siamo abituati in Italia (e America).

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