RECE | Frozen – Il regno di ghiaccio

Quando mi ritrovo a raccogliere le idee intorno a un progetto Disney sento sempre il pericolo di cadere in facili piaggerie sentimentali. Quando poi il progetto in questione è un classico animato, il rischio è ancora maggiore.

La storia narra di due principesse, una coppia di sorelle estremamente unite ed affiatate: Elsa, la maggiore e col potere di controllare il ghiaccio, ed Anna, la minore delle due. Esse vivono la loro infanzia nella gioiosa spensieratezza tipica dei bambini fin quando un giorno Elsa, per sbaglio, colpisce col suo potere Anna, mettendone in pericolo la vita. La piccola viene salvata ma Elsa decide di chiudere tutte le porte alla sorella per non metterla nuovamente in pericolo. L’allontanamento tra le due spingerà Anna a ricercare attenzioni e affetto negli altri, mentre Elsa, terrorizzata dalla possibilità di diventare un pericolo per gli altri, si esilierà lontano da tutti, incapace di controllare i suoi poteri. Perdendo il controllo su di essi, infatti, colpirà accidentalmente Anna, questa volta al cuore, che potrà essere salvata solo da un gesto di vero amore.

Frozen trova le sue origini nella più remota tradizione classica dei film dello studio, rendendo infatti i temi dell’amore e della famiglia il cardine della storia, ma rielaborandoli drasticamente. Già a partire dalle prime fiabe adattate di Walt Disney infatti si può osservare come l’importanza della famiglia è onnipresente e spesso concatenata alle vicissitudini amorose: una principessa, il più delle volte orfana o ripudiata dalla matrigna di turno, si getta tra le braccia del vero amore per fuggire ad una vita di solitudine e sofferenze.

Nel film riaffiora timidamente un tono epico da tempo ridimensionato nei Classici Disney, sospinto da un coro di canzoni che trovano un giusto spazio e una precisa funzione. I buchi narrativi e le domande volutamente irrisolte della storia paiono così vistosi che è impossibile non immaginarsi che siano voluti. Non importa chiedersi, ad esempio, perché Elsa nasca con poteri magici: questo la rende diversa, la spinge ad isolarsi, a creare il vuoto intorno a se ed è un pretesto narrativo per raccontare la sua sofferenza.

Se finora il tema amoroso era affrontato con preponderanza dal punto di vista della “coppia”, a discapito, per così dire, della famiglia, Frozen sovverte gli schemi, ribalta le gerarchie e pone come cuore della trama il rapporto tra le sorelle protagoniste, rendendolo la chiave stessa che scioglierà l’incantesimo del film. L’amore del principe azzurro, che per giunta viene reso puerile e superficiale, è posto in secondo piano sia dalla sofferta allontananza che Elsa procura ad Anna, così come, ovviamente, dal sacrificio stesso di Anna per salvare Elsa dalla morte.

Pur ricco, quindi, di innovazioni tematiche di rilievo che ne danno una caratterizzazione ben definita, la trama di Frozen è sorretta dall’affetto più puro e candido che esista. Puro come un sentimento che solo un bambino può provare. Candido come la neve. Olaf. Egli infatti lega le due sorelle fin dalle prime scene, e la sua presenza, che trova espressione in riuscitissime gag e battute, è il filo che non solo le lega, ma che le guida l’una verso l’altra.

In definitiva Frozen è l’ennesimo tassello del meraviglioso percorso compiuto dai Walt Disney Animation Studios nel ricreare una propria identità, riconoscibile nello stile e autentica nei valori.

8 Risposte a “RECE | Frozen – Il regno di ghiaccio”

  1. sono daccordo con te la famiglia viene messa in prima piano in questo film Disney, un pò come in The Brave, portando sullo schermo un “concetto” che di questi tempi forse si è un pò perso… per quanto riguarda i buchi narrativi mi ricorda un pò la struttura classica delle fiabe: non importa perchè, ma è così… quasi una verità di fede…un dogma del fantastico… anche se non escludo che potrebbero essere dovuti all’idea di un sequel… staremo a vedere.

    1. Per fortuna pare che il “rischio” sequel sia scongiurato, almeno per il momento. E forse forse è positivo che rimangano parti della narrazione un po’ più in ombra: come dici tu, spesso la struttura della fiaba è fatta così e lo spettatore deve accettare anche ciò che non viene raccontato..
      Grazie per il tuo commento :)

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